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Il linguaggio del corpo: come le emozioni prendono forma
Pubblicata il 13/02/2025

Nel corso della storia, numerosi studiosi hanno cercato di esplorare l'intricata interconnessione tra corpo ed emozioni. Dalla psicologia alle neuroscienze, le ricerche hanno dimostrato che il nostro stato fisico può influenzare profondamente il nostro stato emotivo e viceversa.

  • La teoria proposta da James e Lange sostiene che le emozioni derivano dalle risposte fisiologiche del corpo. Secondo questa prospettiva, non siamo tristi perché piangiamo; piuttosto, piangiamo perché ci sentiamo tristi. In altre parole, le emozioni sono il risultato delle nostre reazioni fisiche agli stimoli esterni.
  • Charles Darwin, dal canto suo, ha contribuito significativamente al dibattito sul legame tra corpo ed emozioni con la sua opera "L'espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali", in cui sottolinea il valore adattivo delle emozioni, funzionali all’ottimizzazione della comunicazione sociale e, ancor prima, a garantire la sopravvivenza!
  • Paul Ekman, ispirandosi a Darwin, ha condotto ricerche approfondite sulle emozioni e sulle espressioni facciali. Esistono emozioni universali, riconoscibili attraverso espressioni specifiche, indipendentemente dalla cultura: gioia, tristezza, paura, rabbia, sorpresa e disprezzo, che comunichiamo attraverso brevi e involontarie manifestazioni, note come "microespressioni"
  • Richard Lazarus, poi, ha introdotto la Teoria del Coping, enfatizzando il ruolo della valutazione cognitiva nel processo emotivo. Secondo Lazarus, le emozioni non sono solo risposte fisiologiche, ma sono anche influenzate dalle nostre interpretazioni e valutazioni delle situazioni. Ciò implica che, modificando la nostra percezione e le nostre risposte corporee, possiamo influenzare le nostre emozioni.

La consapevolezza del modo in cui il corpo reagisce alle emozioni può quindi diventare uno strumento prezioso per la gestione dello stress e delle emozioni negative.

E, se è vero che le emozioni si manifestano nel corpo, è altrettanto vero, secondo gli studi, che il corpo può influenzare le emozioni. La connessione emozioni – corpo – mente è un continuum in cui ogni elemento influenza l’altro, in modo circolare.

 

Come possiamo allora utilizzare il nostro corpo come strumento per gestire le emozioni?

  1. Postura: La postura ha un impatto diretto sulle nostre emozioni. Prova a mantenere una postura aperta: spalle rilassate e testa alta. Noterai un miglioramento nella tua percezione di te stesso e in quella che gli altri hanno di te.
  2. Respirazione consapevole: La respirazione può riportarci nel presente quando l'ansia prende il sopravvento. Respiriamo nel qui e ora, non nel passato né nel futuro. Focalizzarsi sul respiro ci mantiene ancorati all’oggi. Quando ti senti sopraffatto/a, concediti un momento per concentrarti su respiri lenti e profondi, permettendo al tuo corpo e alla tua mente di rilassarsi.
  3. Movimento: Che si tratti di una passeggiata, di una corsa o di una sessione di yoga, l'attività fisica rilascia endorfine, che possono elevare il tono dell'umore e ridurre la tensione.
  4. Espressione facciale: Anche se le emozioni possono emergere involontariamente, possiamo esercitarci a utilizzare espressioni facciali positive. Sorridere, anche quando non ci sentiamo felici, può ingannare il cervello e migliorare il nostro stato d'animo.
  5. Meditazione e mindfulness: Pratiche di meditazione e mindfulness possono aumentare la consapevolezza delle emozioni e del corpo. Imparare a riconoscere le emozioni senza giudizio ci consente di limitare le reazioni e agire in modo più consapevole.

 

Le teorie di Ekman, James, Darwin, Lazarus e di vari altri studiosi ci offrono ispirazione per esplorare e comprendere più approfonditamente le emozioni e il loro legame con la mente e con il corpo.

Utilizzando il nostro corpo come strumento, possiamo influenzare le nostre emozioni in modo positivo, migliorando la nostra qualità di vita e le nostre relazioni. Ogni piccola modifica nella postura, nelle espressioni facciali, nell'ascolto e nella gestione del respiro può avere un grande impatto sul nostro stato emotivo.

 

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Apprezzare le "Piccole Cose" per migliorare la nostra cognizione e il nostro benessere Viviamo in un mondo che sembra correre a una velocità vertiginosa. Siamo costantemente immersi in un flusso incessante di informazioni, aspettative e obiettivi da raggiungere. Questo turbinio di richieste quotidiane spesso ci travolge, portandoci a vivere in modo automatico, senza realmente percepire ciò che accade intorno a noi. Ci lasciamo avvolgere da un vortice di frenesia, dimenticando di fermarci e di apprezzare le piccole cose, che costituiscono il tessuto della nostra vita quotidiana e rappresentano una base imprescindibile su cui costruire la nostra felicità e il nostro benessere.   Quante volte, ad esempio, al mattino, ci svegliamo e prepariamo un caffè senza prestarci attenzione? Invece di vivere quel momento al meglio, spesso lo consideriamo solo un passo necessario prima di immergerci nelle nostre attività quotidiane. Cosa accadrebbe, però, se ci fermassimo un attimo per sentire il profumo avvolgente del caffè che si diffonde nella stanza? O per apprezzare il calore della tazza tra le mani e il risveglio che il primo sorso ci regala? Scegliendo di renderci conto di quanto sia un privilegio poter gustare un caffè caldo ogni giorno, magari immersi nella tranquillità delle nostre case o sperimentando l'accoglienza di un bar, iniziamo a nutrire un sentimento di gratitudine nei confronti di questa semplice, ma preziosa, esperienza quotidiana.   Spesso, ci abituiamo così tanto alle cose di cui disponiamo – un tetto sulla testa, compagnia affettuosa, la salute – che finiscono per sembrare scontate. Ciò che è familiare diventa invisibile, e perdiamo la capacità di apprezzarlo. La fragilità della vita, però, ci insegna tutto può cambiare in un attimo. Ciò che oggi diamo per scontato potrebbe non essere accessibile domani, e questo ci ricorda l'importanza di riconoscere e apprezzare ogni singolo momento e ogni singolo dono. Anche la nostra capacità di sperimentare la bellezza del quotidiano, come una passeggiata al parco, non è garantita. Quando camminiamo, quante volte siamo presenti a ciò che ci circonda – il canto degli uccelli, il profumo dei fiori, o il semplice privilegio di muoverci liberamente? L’idea di perdere tutto questo può spingerci a riflettere seriamente su quanto sia prezioso ciò che abbiamo e a rinnovare ogni giorno il nostro senso di gratitudine.   Anche nel contesto lavorativo, possiamo esercitare la gratitudine. Ogni sorriso scambiato, ogni gesto di aiuto, ogni parola di incoraggiamento che riceviamo sono doni da riconoscere e apprezzare. Allenarci a notare e valorizzare questi piccoli gesti non solo arricchisce la nostra esperienza personale, ma contribuisce a creare un ambiente di lavoro positivo e collaborativo. Includere l’espressione della gratitudine nella nostra routine di lavoro, ad esempio attraverso il riconoscimento dei successi dei colleghi, anche se piccoli, può rafforzare i legami interpersonali, alimentare il senso di appartenenza e motivare tutti a lavorare con maggiore impegno.   Le emozioni che proviamo in relazione alle piccole cose influiscono profondamente sul nostro stato d’animo e sulla nostra qualità di vita. La gratitudine, in particolare, è un’emozione potente in grado di elevare il nostro spirito, rendendoci più felici e soddisfatti. È un’emozione complessa che implica la capacità di riconoscere e apprezzare non solo le cose buone che abbiamo, ma anche gli atti di gentilezza verso di noi. Secondo varie ricerche, tra cui quella di Emmons e Mishra (2011), la gratitudine può agire a livello neuronale, impegnando aree specifiche del nostro cervello, come la corteccia cingolata anteriore, la corteccia prefrontale mediale e la corteccia prefrontale dorsolaterale, con il potenziale di generare cambiamenti sinaptici e miglioramenti cognitivi significativi. Praticare la gratitudine, non come atto isolato, ma come abitudine di vita, può trasformare profondamente il nostro benessere e la nostra efficacia, perché ci accompagna a riflettere sulle relazioni che costruiamo, sull'impatto degli altri su di noi e sul nostro posto nel mondo, a costruire quindi più consapevolezza, a nutrire l’empatia e ad alimentare altre emozioni piacevoli, come serenità, gioia, speranza, fornendoci la chiave per prospettive positive e fattive.   Facciamo, dunque, un passo indietro nella frenesia e regaliamoci di osservare il mondo che ci circonda: troveremo in esso molte ragioni per sorridere e avere voglia di costruire.

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