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Tutto quello che avresti voluto sapere sul coaching e non hai mai osato chiedere!
Pubblicata il 12/11/2024

Secondo l'International Coaching Federation (ICF), il coaching è una partnership con il cliente (individui e team) che attraverso un processo creativo stimola la riflessione, ispirandoli a massimizzare il proprio potenziale personale e professionale.

Per farlo, il coach si avvale delle proprie competenze e strumenti: si concentra su ciò che il cliente dice e non dice, per supportare l'auto-espressione e l’esplorazione; facilita le intuizioni e l'apprendimento del cliente utilizzando domande, silenzio, metafore, analogie...

 

Ma perché intraprendere un percorso di coaching?

 

Il coaching porta anzitutto a una crescita di consapevolezza.

Grazie ad esso, si può diventare più consapevoli di tutto, potenzialmente! Delle proprie emozioni, dei propri pensieri e dei propri comportamenti, e di come si combinino tra loro originando schemi ricorrenti; dei propri bisogni, priorità, valori e obiettivi; dei punti di forza e delle skill da nutrire.

Grazie al coaching ciascuno di noi può scoprire nuovi mondi e nuovi modi (di esplorare, pensare, fare…).

Ma il coaching non accresce solo la consapevolezza di sé: può essere un valido supporto anche nell’accrescere la consapevolezza dell'altro. Il coaching ci può aiutare a comprenderne a fondo il linguaggio, le emozioni, gli schemi…a valutare l’impatto che i nostri comportamenti possono avere su chi è in relazione e a scegliere, di conseguenza, cosa fare (e come fare), per avvicinarci all’impatto che desideriamo.

Quante volte ci è capitato di avere comportamenti disallineati rispetto alle esigenze degli altri (ascoltando poco; dando scarsi riconoscimenti; prendendoci tutta la scena…) e poi sentirci frustrati perché non abbiamo ricevuto la loro collaborazione nel momento del bisogno? Oppure di restare fermi, aspettando che fossero gli altri a fare, perché “era giusto così”, perché “dovevano pensarci”…, finendo con il non ottenere nulla?

Il coaching ci offre l'opportunità di riflettere prima di agire, di riflettere sul perché non stiamo agendo; di definire strategie costruttive; ci supporta nel riconoscere e allenarci a gestire le nostre emozioni, a sviluppare le nostre abilità di comunicazione, a creare relazioni (e opportunità) personali e professionali sane e soddisfacenti.

E’ cosi che il coach, attraverso domande, feedback e altri strumenti, accompagna il cliente (individuo e team) a trasformare la consapevolezza, l'apprendimento e l'intuizione in azioni.

Il coachig libera potenza. Il coaching libera potenziale. Il coaching libera…portando il focus, mettendo l’accento sul presente (il tanto citato “qui e ora”).

Il coaching usa il passato come lezione di vita: non ha la pretesa di risolvere ciò che è già stato, che è, appunto, passato, andato, chiuso, su cui non possiamo più agire ma da cui possiamo rimanere bloccati, se il nostro pensiero resta li a crogiolarsi…a interrogarsi….Ci permette invece di guardare al passato per ricavarne apprendimenti utili per il nostro oggi (per gli amanti di Baglioni : la vita è adesso), a servizio di una costruzione consapevole del nostro futuro.

Ci accompagna a comprendere come procedere un passo alla volta, verificando l’efficacia delle nostre azioni e l’adeguatezza delle nostre risorse rispetto ai nostri obiettivi, permettendoci così, gradualmente, di raggiungere la nostra meta, oppure, di scorgere, un progresso dopo l’altro, da una nuova visuale, una nuova meta, più rilevante per noi.

Prova a immaginare di essere a bordo di un treno ad alta velocità: certo, arriverai rapidamente alla meta ma di cosa potrai accorgerti nel tragitto? Vedrai panorami? Scoprirai mete intermedie che potrebbe valere la pena di visitare? Avrai tempo sufficiente per goderti il viaggio?

No.

A bordo di un treno regionale, invece, potrai provare impazienza. Ma avrai ‘opportunità di osservare i numerosi panorami che si susseguono; potrai vedere come cambiano, godere dell’ispirazione della molteplicità di scenari e prospettive. Potrai decidere che, forse, una fermata in più per esplorare, ti potrebbe piacere e servire. Potrai scegliere con più lucidità.

C’è un però.

Prima di avviare un percorso di coaching, è bene che si concordi sulle reciproche responsabilità (tema cardine nelle competenze del coach).

Da coach lo ricordo ogni volta: posso accompagnare te o il tuo team a vedere che c'è una porta, a scoprire come aprirla con gli strumenti che hai a disposizione, a comprendere gli eventuali ostacoli e identificare come superarli… ma la scelta finale di aprire la porta e varcare la soglia spetta solamente a te. In questo, per me, sta la bellezza del coaching : promuovendo l'autonomia del cliente, creando Indipendenza, perché ciascuno di noi ha i suoi strumenti, basta solo avere voglia di scoprirli e metterli in azione!

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Apprezzare le "Piccole Cose" per migliorare la nostra cognizione e il nostro benessere Viviamo in un mondo che sembra correre a una velocità vertiginosa. Siamo costantemente immersi in un flusso incessante di informazioni, aspettative e obiettivi da raggiungere. Questo turbinio di richieste quotidiane spesso ci travolge, portandoci a vivere in modo automatico, senza realmente percepire ciò che accade intorno a noi. Ci lasciamo avvolgere da un vortice di frenesia, dimenticando di fermarci e di apprezzare le piccole cose, che costituiscono il tessuto della nostra vita quotidiana e rappresentano una base imprescindibile su cui costruire la nostra felicità e il nostro benessere.   Quante volte, ad esempio, al mattino, ci svegliamo e prepariamo un caffè senza prestarci attenzione? Invece di vivere quel momento al meglio, spesso lo consideriamo solo un passo necessario prima di immergerci nelle nostre attività quotidiane. Cosa accadrebbe, però, se ci fermassimo un attimo per sentire il profumo avvolgente del caffè che si diffonde nella stanza? O per apprezzare il calore della tazza tra le mani e il risveglio che il primo sorso ci regala? Scegliendo di renderci conto di quanto sia un privilegio poter gustare un caffè caldo ogni giorno, magari immersi nella tranquillità delle nostre case o sperimentando l'accoglienza di un bar, iniziamo a nutrire un sentimento di gratitudine nei confronti di questa semplice, ma preziosa, esperienza quotidiana.   Spesso, ci abituiamo così tanto alle cose di cui disponiamo – un tetto sulla testa, compagnia affettuosa, la salute – che finiscono per sembrare scontate. Ciò che è familiare diventa invisibile, e perdiamo la capacità di apprezzarlo. La fragilità della vita, però, ci insegna tutto può cambiare in un attimo. Ciò che oggi diamo per scontato potrebbe non essere accessibile domani, e questo ci ricorda l'importanza di riconoscere e apprezzare ogni singolo momento e ogni singolo dono. Anche la nostra capacità di sperimentare la bellezza del quotidiano, come una passeggiata al parco, non è garantita. Quando camminiamo, quante volte siamo presenti a ciò che ci circonda – il canto degli uccelli, il profumo dei fiori, o il semplice privilegio di muoverci liberamente? L’idea di perdere tutto questo può spingerci a riflettere seriamente su quanto sia prezioso ciò che abbiamo e a rinnovare ogni giorno il nostro senso di gratitudine.   Anche nel contesto lavorativo, possiamo esercitare la gratitudine. Ogni sorriso scambiato, ogni gesto di aiuto, ogni parola di incoraggiamento che riceviamo sono doni da riconoscere e apprezzare. Allenarci a notare e valorizzare questi piccoli gesti non solo arricchisce la nostra esperienza personale, ma contribuisce a creare un ambiente di lavoro positivo e collaborativo. Includere l’espressione della gratitudine nella nostra routine di lavoro, ad esempio attraverso il riconoscimento dei successi dei colleghi, anche se piccoli, può rafforzare i legami interpersonali, alimentare il senso di appartenenza e motivare tutti a lavorare con maggiore impegno.   Le emozioni che proviamo in relazione alle piccole cose influiscono profondamente sul nostro stato d’animo e sulla nostra qualità di vita. La gratitudine, in particolare, è un’emozione potente in grado di elevare il nostro spirito, rendendoci più felici e soddisfatti. È un’emozione complessa che implica la capacità di riconoscere e apprezzare non solo le cose buone che abbiamo, ma anche gli atti di gentilezza verso di noi. Secondo varie ricerche, tra cui quella di Emmons e Mishra (2011), la gratitudine può agire a livello neuronale, impegnando aree specifiche del nostro cervello, come la corteccia cingolata anteriore, la corteccia prefrontale mediale e la corteccia prefrontale dorsolaterale, con il potenziale di generare cambiamenti sinaptici e miglioramenti cognitivi significativi. Praticare la gratitudine, non come atto isolato, ma come abitudine di vita, può trasformare profondamente il nostro benessere e la nostra efficacia, perché ci accompagna a riflettere sulle relazioni che costruiamo, sull'impatto degli altri su di noi e sul nostro posto nel mondo, a costruire quindi più consapevolezza, a nutrire l’empatia e ad alimentare altre emozioni piacevoli, come serenità, gioia, speranza, fornendoci la chiave per prospettive positive e fattive.   Facciamo, dunque, un passo indietro nella frenesia e regaliamoci di osservare il mondo che ci circonda: troveremo in esso molte ragioni per sorridere e avere voglia di costruire.

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