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Il calcio per ipovedenti: cosa ci insegna su teamwork e talenti?
Pubblicata il 04/10/2024

Ho scoperto l’esistenza del calcio per ipovedenti seguendo le paralimpiadi.

È uno sport che mi ha affascinata perché mostra come:

-          andare oltre le convenzioni

-          nutrire i propri talenti

-          allenare una visione sistemica

possano condurre a risultati straordinari! 

 

Nel calcio per ipovedenti

La palla è dotata di un dispositivo che emette un segnale acustico.

-          Il suono è integrato per aiutare i giocatori a individuarla durante la partita

 

La palla risulta uno strumento adeguato, poiché rivista rispetto allo standard in relazione al contesto

 

⇒ Il portiere è l’unico giocatore vedente

 

-          Il portiere, vedente, può guidare la squadra nell’organizzare la difesa, ottimizzando la disposizione in campo.

 

La sua comunicazione risulta efficace se attiva la voce (dando indicazioni, es.: “un passo più a destra”, “due passi indietro” …) e il tatto (orientando con tocchi e movimenti i compagni di squadra), perché voce e tatto veicolano messaggi che i giocatori (i riceventi, nella comunicazione) possono comprendere e sulla cui base possono agire.

 

Il portiere, dunque, acquisisce informazioni con le proprie abilità (tra cui quella visiva) e le trasferisce secondo i mezzi e il modello ricettivo della squadra a cui il messaggio è destinato, NON secondo il proprio!

 

⇒ La guida è un membro del team che resta esterno al campo da gioco

-          la guida indirizza gli attaccanti con la voce

-          e, dietro la porta avversaria, restituisce indicazioni sonore battendo sui pali, per far comprendere, a chi è pronto a realizzare, l’area all’interno della quale indirizzare il pallone

-

La guida, come il portiere, comunica facendo leva sull’udito dei compagni di squadra e anche sul loro senso di spazialità (che viene allenato con costanza e profondità da ogni giocatore).

 

Cosa possiamo imparare dal calcio paralimpico?

Cosa possiamo portare nella gestione della nostra attività lavorativa? E nella vita privata?

Io ci ho visto questo:

-          è fondamentale nutrire le nostre attitudini, i nostri talenti (a partire da un uso sempre più consapevole e ricco dei nostri sensi!) per cogliere il maggior numero di informazioni utili per raggiungere l’obiettivo di team (nel caso del calcio paralimpico vanno nutrite spazialità, coordinazione, feedback, comunicazione assertiva, concentrazione, ascolto attivo…)

-          per essere chiari e comprensibili dobbiamo usare mezzi, linguaggio e stile di comunicazione appropriati alla situazione e alla controparte…costruire una lingua comune condivisa da tutti i membri (e questo va fatto insieme, tenendo presenti le caratteristiche uniche e i bisogni specifici di ogni persona)

-          ciascuno ha un suo ruolo in un team, che va rispettato per raggiungere il successo: la guida deve fare la guida e stare fuori dal campo perché, se giocasse non potrebbe dare indicazioni utili agli altri, che potrebbero trovarsi disorientati di fronte alla porta. Gli piacerebbe entrare in campo? Forse si. Sarebbe funzionale al team? No! Quando ognuno fa la sua parte e mantiene il suo posto, si possono raggiungere traguardi insieme che altrimenti sarebbero inaccessibili.

 

E tu cosa ci vedi?

 

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