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Stefania Conrieri, caporedattrice e giornalista professionista di Edizioni Riza
Pubblicata il 05/05/2022

Benvenut* in STORIES, un progetto di BGTalentUp.

Un viaggio attraverso le storie di persone che hanno costruito il loro successo, passo dopo passo.

Lasciati ispirare e traccia la tua rotta: c’è un mondo pieno di possibilità per fare brillare i tuoi talenti

 

Oggi è con noi Stefania Conrieri, caporedattrice e giornalista professionista di Edizioni Riza.

Stefania ama il video storytelling e l’equitazione: una passione, uno sport che le ha insegnato che non importa quante volte si cade da cavallo: ciò che conta è  rialzarsi con la stessa grinta e voglia di andare avanti. 

Grazie Stefania, per averci regalato non solo informazioni su cosa e come hai fatto a diventare caporedattrice e giornalista professionista in Edizioni Riza, ma su ciò che sta dietro le quinte. Un dono prezioso, esempio di tenacia e trasformazione.

Buona lettura!

 

 

 

 

Ti va di iniziare con qualcosa che parli di te? Una frase, un colore, un gioco…

“La bellezza salverà il mondo”, amo molto questa frase di Fedor Dostoevskij nell’Idiota.

Sono un esteta, mi piace tutto ciò che emana bellezza e cerco anche nella mia professione di arrivare sempre a un risultato che sia bello da leggere, da vedere, da ascoltare. Ricerco la bellezza in ogni ambito della mia vita: nelle persone, nelle cose, nei paesaggi, nei gesti. Per me la bellezza è quell’armonia da cui scaturiscono emozioni e trasformazioni.

Se invece dovessi scegliere un colore per esprimermi direi il blu: sobrio ed elegantissimo in tutte le sue sfumature, classico e di tendenza. Insomma per me irrinunciabile.

Che lavoro fai?

Sono una giornalista professionista, caporedattore. Mi occupo da più di vent’anni del coordinamento redazionale e della realizzazione autonoma di riviste e libri.

Scrivo prevalentemente di benessere e food ma adoro anche i temi del lifestyle, del costume e della moda. Negli ultimi tempi, in linea con gli sviluppi della professione giornalistica, mi sono specializzata in videointerviste digitali e video storytelling. Adoro raccontare storie abbinando il testo alle immagini e alla musica. Ogni volta è una sfida nuova. All’inizio è il caos ma poi i vari pezzi del puzzle magicamente si incastrano e si ricompongono alla perfezione. Il risultato finale mi dà grande soddisfazione.

Come si connette la frase, il colore, il gioco…che parla di te con la tua attività professionale?

Il blu, ripeto, è un colore raffinato e semplice, classico e moderno.

Cerco di trasferire nella mia professione gli stessi valori, curando al massimo ciò che faccio ma partendo da idee semplici che rivedo in chiave originale e personale. Il racconto deve poggiare su una base tradizionale su cui sperimentare nuove strade in una continua fusione di innovazione e tradizione.

Il linguaggio deve essere semplice ma curato per esprimere concetti complessi rendendo il contenuto chiaro e comprensibile a tutti. Non sopporto la banalità.

E’ qualcosa che è sempre stato così o lo è diventato nel tempo? Ti va di raccontare la tua storia professionale attraverso i passaggi che ritieni più significativi?

Ho sempre pensato, fin da bambina, di lavorare con le parole e con la scrittura.

Mio padre, medico, aveva una vena creativa fortissima. Nel tempo libero scriveva poesie, articoli e libri grazie ai quali ha vinto diversi premi letterari importanti. Era un cultore di Italo Calvino e di Eugenio Montale, due mostri sacri della nostra letteratura, di cui mi leggeva e mi citava continuamente i passi più belli delle loro opere. Non so se in virtù di questo modello educativo o anche per una predisposizione innata, da piccola ho sempre avuto molta fantasia, sentivo il bisogno fortissimo di creare mondi immaginari in cui buttare la testa ogni volta che ne avessi la possibilità.

Dopo l’università ho lavorato per tre anni all’università Bocconi come insegnante di lingua straniera.

A 23 anni mi sono ritrovata catapultata in un’aula con 200 alunni a fare lezione. Ricordo come se fosse ieri quei 400 occhi puntati su di me come fari… Il primo giorno stavo per svenire dalla paura ma poi mi sono abituata e mi è servito per acquisire la capacità di parlare in pubblico senza problemi. Un’abilità che sto sfruttando oggi nelle videointerviste.

Grazie a mio zio, docente alla Normale di Pisa, ho avuto la possibilità di fare un lungo stage in Rcs libri, nella redazione dei manuali illustrati Rizzoli. È stata un’esperienza molto formativa perché all’epoca, alla fine degli anni Novanta, i vari gruppi editoriali, Bompiani, Rizzoli, Fabbri, Bur, Sonzogno ecc. erano stati da poco accorpati sotto il marchio Rcs. Si respirava in azienda un clima strano di grande cambiamento e spaesamento come dopo un terremoto. Era l’inizio di una nuova era nel mondo editoriale che segnava la fine delle case editrici gestite dalle grandi famiglie. Il personale era disorientato e a volte incattivito: muoversi in quell’ambiente post atomico mi ha aiutata a farmi le ossa.

Finito lo stage ho collaborato per qualche anno per la redazione dei cataloghi per le mostre di Palazzo Grassi a Venezia, un’esperienza artistica che mi ha insegnato moltissimo e che non dimenticherò mai.

Da lì sono passata in De Agostini nella redazione di libri illustrati e dopo una breve ma intensa collaborazione con Franco Maria Ricci sono passata ai periodici femminili occupandomi di lifestyle, moda e beauty.

Nel frattempo ho fatto l’esame da professionista a Roma. Dieci anni dopo in modo del tutto casuale, sono approdata a Riza da Raffaele Morelli, una realtà editoriale dove sono cresciuta moltissimo e ho acquisito molta autonomia nel lavoro, imparando a gestire da sola una o più riviste.

 

Cosa ti ha fatto passare da una tappa all’altra? Quali motivazioni ti hanno spinto? Cosa/chi ti ha sostenuto? Cosa/chi ti ha guidato?

Penso sempre che i passaggi da un lavoro all’altro siano stati forse un po’ frutto del caso ma non è vero.

Ho iniziato in università, sono passata ai libri ma il mio obiettivo sono sempre stati i giornali.

Alla fine degli anni ’90 inizio 2000 il lavoro giornalistico e redazionale era ancora abbastanza flessibile e c’era la possibilità di cambiare facilmente acquisendo nuove esperienze anche in ambiti redazionali diversi. Sono stata fortunata.

Quanto è importante avere chiara la meta a cui si vuole arrivare? E quanto è importante avere in mente l’impronta che si vuole lasciare nel mondo?

Avere chiaro in testa ciò che si vuole fare e ciò che si vuole diventare è fondamentale, anche se il processo di cambiamento nel nostro mestiere dura per sempre.

Tornassi indietro userei maggiore audacia nel raggiungere i miei obiettivi. Ero all’epoca una ragazza tenace ma un po’ insicura e, pur avendo in mente la mia strada, ero frenata dalla paura di non essere all’altezza. Che sciocca! Mi sono giocata qualche opportunità ma oggi sono comunque soddisfatta del mio percorso (che non è ancora finito…).

Ai giovani consiglio di cercare con tutte le loro forze ciò che desiderano e che gli viene facile da fare. In genere le due cose coincidono. Chi ha talento emerge, non c’è crisi che tenga!

Inoltre suggerisco di aggiornarsi continuamente, di essere appassionati e curiosi, di usare mille occhi per leggere, guardare e osservare tutto ciò che ci circonda. E poi, ogni tanto, bisogna anche osare…

Nel tuo lavoro il mercato/settore fa la differenza? E l’azienda in cui si lavora fa la differenza?  Ci sono competenze soft / hard specifiche? E quali sono le competenze che è sempre necessario avere per fare un lavoro come il tuo?

Il lavoro giornalistico e il mondo editoriale sono cambiati radicalmente negli ultimi dieci anni. E l’emergenza pandemica ha accelerato incredibilmente questa trasformazione. Il digitale ha preso sempre più piede sul cartaceo che ormai da tempo soffre, a causa di un’informazione che, con l’avvento dei social network, è diventata sempre più veloce e a prova di clic.

Secondo me oggi, per avere più chance di lavoro, è fondamentale che il giornalista inglobi dentro di sé un maggior numero di competenze possibili. Non esiste più il giornalista della carta stampata e quello del web ma le due anime professionali si sono fuse fra loro. Una buona base giornalistica data dall’esperienza sulla carta stampata non è sufficiente. Bisogna anche saper adattare la propria scrittura al digitale, conoscere come funzionano i social (anche negli aspetti più tecnici), avere competenze SEO e di videomaking, un settore quest’ultimo che vedo in forte espansione nei prossimi anni. Il racconto per immagini, stile Netflix, mi piace e piace moltissimo.

Cosa significa per te avere successo?

Fare bene il mio lavoro, metterci tutta me stessa e la mia unicità. Tornare a casa felice e appagata perché hai fatto del tuo meglio e qualcuno ha apprezzato il tuo sforzo.

Se non hai scoperto qualcosa di strano durante la giornata, non è stato un granché di giornata., mi pare dicesse qualcuno.

Oltre alle competenze cosa serve per avere successo?

Il carattere gioca un ruolo determinante.

Entrare in empatia con le persone con cui lavori, mantenere un buon equilibrio fra il tuo obiettivo e il benessere di chi ti aiuta a raggiungerlo è la carta vincente. È la cosa più difficile però, lo ammetto.

 

Comevedi il fallimento, l’errore?

All’inizio, quando ero più giovane, vivevo malissimo l’errore. Non dicevo nulla ma quando qualcuno mi demoliva un pezzo o un lavoro, mi sentivo morire.

Oggi invece cado e mi rialzo di continuo, senza colpo ferire. Anzi mi fa piacere quando mi correggono perché significa imparare qualcosa di nuovo e avere la possibilità di crescere ancora.

Ti è capitato di vederti chiudere delle porte nel tuo cammino? Di “cadere”? Cosa hai fatto?

Per fortuna non mi è mai capitato che qualcuno ostacolasse il mio cammino. Ancora prima di laurearmi avevo già una proposta di lavoro in Bocconi e da allora non sono mai stata a casa neppure un giorno.

Ho invece avuto dei momenti di crisi professionale in cui non ero pienamente soddisfatta di quello che stavo facendo ma non sapevo bene come uscirne. La mia mente girava a vuoto, una brutta sensazione claustrofobica.

Come ne sono uscita?

Facendo, cercando e trovando nuovi modi di raccontare e nuove strade.

Cosa hai capito di te nel tuo percorso? Cosa hai imparato?

Ho capito che sono fortissima e che ho molte risorse al mio interno.

Ho bisogno, però, di trovare continuamente nuovi stimoli altrimenti mi annoio (questo è un mio limite ma anche un mio pregio). Senza passione, non riesco a fare nulla.

C’è qualcuno che ti è stato particolarmente vicino nei momenti critici? Nelle scelte più grandi? 

Mio marito. Lui è un ingegnere e a differenza mia ha un approccio molto razionale e pragmatico ai problemi. Quando sono sulla ruota e corro come un criceto, lui mi blocca e mi fa scendere. E poi mi infonde speranza, è un ottimista per natura.

Cosa ti motiva, cosa tiene alta la tua energia?

L’idea che non siamo mai arrivati a una meta ben definita ma ogni giorno è buono per trovare altri obiettivi e altre sfide.

Che rapporto hai con la fatica?

Quando fai un lavoro che ti piace non senti la fatica.

Quanto è importante per te, nella riuscita professionale lo studio? E che tipo di studio? Università, corsi specialistici…altro?

La teoria è importante per costituire una base professionale ma va affiancata alla pratica.

In Italia si fabbricano ancora troppi laureati che non hanno alcuna idea di cosa significhi lavorare per davvero, confrontarsi con una redazione. Mi è capitato spesso di lavorare con stagisti plurilaureati e con master di specializzazione in editoria totalmente privi di senso pratico e di una visione d’insieme del mestiere. E poi non vedevo nei loro occhi la scintilla.

E il confronto con altre persone?

È vitale. Lo vedo quotidianamente: a volte ho un’idea cui non riesco a dare forma. Ne parlo con qualcuno e mi viene istantaneamente un’illuminazione.

Ti va di riassumere cosa accade nella tua giornata tipo? Attività che fai, persone che incontri…

Dovendo gestire un mensile e due bimestrali la mia giornata lavorativa è piuttosto densa di cose da fare. Bisogna essere molto organizzati e rigorosi per riuscire a fare tutto.

Mi confronto quotidianamente con l’editore e i collaboratori esterni per trovare nuove idee di articoli, preparo i timoni delle riviste facendo lavoro di ricerca sugli argomenti e seguo i nuovi trend topic del momento, realizzo interviste e scrivo pezzi, e mi dedico alla cucina redazionale completa degli impaginati su Indesign lavorando a stretto contatto con i grafici. Cucina redazionale significa titolare il pezzo, allungarlo e tagliarlo per adattarlo all’impaginato, scrivere le didascalie, i sommari e gli occhielli. Verificare che le immagini scelte si sposino bene al testo valorizzandolo.

Due o tre volte al mese realizzo videointerviste su zoom con esperti sui temi di mia responsabilità in ambito editoriale.

Quali altre tappe lavorative vedi da qui in poi? Se ti va di condividerlo, sono connesse in qualche modo a obiettivi di vita?

Mi piacerebbe specializzarmi sempre di più nel videomaking (una mia passione) e magari realizzare servizi editoriali customizzati per aziende e clienti che comprendano videointerviste sulla loro attività, sulla storia e sulla produzione del loro prodotto in cui vengano fuori le emozioni e la creatività dei protagonisti e dei prodotti made in Italy. Il nostro paese è pieno di realtà imprenditoriali e artigianali da raccontare.

Che talenti deve avere, scoprire, allenare una persona per essere un professionista di valore nel tuo campo? Intendo sia un giovane o una giovane agli inizi della sua carriera, sia una persona adulta che vuole riposizionarsi.

Il principale talento che deve possedere chi vuole fare questo mestiere è scrivere bene. Più la scrittura ha uno stile tuo, originale, più è di valore.

Quindi talento e originalità sono le due doti più importanti da affiancare a passione, fiuto e buon gusto.

 Secondo te, c’è un momento in cui è troppo tardi cambiare strada per seguire il proprio sogno?

Assolutamente no. Non è mai troppo tardi per cambiare strada, evolvere e trasformarsi.

Una frase che hai voglia di regalare a chi ci segue

“Nessuno può impedirti di agire e di esprimerti sempre in conformità alla natura di cui sei parte”. Marco Aurelio

 

 

Le parole che hai letto sono di Stefania. 

Nessun Intervento di omologazione è stato fatto da BGTalentUp, perché crediamo che la diversità sia un valore; perché ogni storia è di chi la vive e per noi è importante rispettarne lo spazio e l’identità e promuoverli presso chi riceve la storia in dono. 

STORIES è un progetto sociale che ha lo scopo di aprire nuove prospettive a chi ha voglia di vederle. 

STORIES è un progetto che ha l’ambizione di ispirare ciascuna persona a scoprire, nutrire, far brillare i propri talenti. 

Possiamo lasciare la nostra impronta nel mondo in molti modi.

Ciascuna impronta, se costruisce per noi e per gli altri, ha uguale rilievo. 

 

 

Se desideri condividere un pensiero, una domanda, una considerazione le porte di BGTalentUp sono sempre aperte!

Scrivi a barbara@talent-up.it

Interagisci su LinkedIn dove troverai anche una breve video intervista (formato Social!) a Stefania Conrieri. 

Ogni intervento che onorerà la curiosità di scoprire e la storia che è stata generosamente condivisa è benvenuto. 

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